“Alitalia? Non va svenduta ma rilanciata”
In un momento storico nel quale il mondo dell’aviation, nazionale e internazionale, è in gran fermento, e non solo per le note vicende legate al destino di Alitalia, abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con un grande esperto di infrastrutture, trasporto e aviazione commerciale. È Umberto Solimeno, ex Direttore Generale Air Canada e Presidente IBAR – associazione dei vettori nazionali ed internazionali presenti in Italia – al quale abbiamo chiesto innanzitutto di raccontarci secondo lui qual è lo stato attuale del trasporto e degli aeroporti in Italia. “Spiace ammetterlo ma non è dei migliori. In base ai rapporti di accessibilità e di mobilità redatti dalla commissione trasporti europea siamo a metà classifica mentre invece dovremmo essere tra i primi 7 paesi del Vecchio Continente. Non esiste un piano nazionale del trasporto aereo e le infrastrutture aeroportuali sono ancora mal collegate ai centri urbani. In ogni caso manca una buona integrazione e non si riesce a fare sistema”. Come si struttura oggi in Italia il mercato del trasporto aereo? E Alitalia, dove finirà? “Ormai il mercato del trasporto aereo è praticamente in mano alle compagnie aeree straniere, tanto è vero che Alitalia gestisce ha poco meno del 20% del mercato, unica in Europa. Basti pensare ad esempio infatti che British Airways o Air France o Iberia hanno in mano circa il 50% del traffico nei loro mercati di riferimento. La questione Alitalia è insomma significativa del declino delle compagnie aeree Italiane”. Secondo lei allora di che cosa avrebbe bisogno Alitalia? “Non ha bisogno di essere venduta o svenduta. Non necessitano infatti solo investimenti: prima di tutto serve un piano serio, sostenibile e ambizioso che prenda spunto della evoluzione del trasporto aereo e si concentri su una visione di compagnia internazionale non necessariamente globale. Non bisogna fare tutto, ma scegliere di fare alcune cose e quindi farle bene. In particolare oggi in Alitalia bisognerebbe: omogenizzare la flotta con solo 3 tipi di aeromobili (lungo,medio raggio); fare un accordo con il settore del trasporto su rotaia che permetta la vendita di tutti i collegamenti interni come se fossero voli, con le stesse regole e regolamentazioni di quelle usate nel trasporto aereo, all’interno di una unica transazione di vendita; spingere ed investire al massimo sull’area digitale e web ed allo stesso tempo riguadagnare il rapporto con la distribuzione classica del trade”. Anche la questione aeroporti però è complicata? “Il piano nazionale degli aeroporti che li ha divisi in 3 categorie è un primo passo ma non basta, bisogna obbligare con una legge, quelli classificati e di interesse nazionale a progettare collegamenti ferroviari con le città per poter avere una vera ed efficace intermodalità. C’è ancora troppo disequilibrio tra le regole e le tassazioni applicate agli aeroporti rispetto a quanto avviene nel trasporto aereo. Ci sono ampi margini per facilitare e permettere alle nostre compagnie aeree di investire e crescere ancora. Proprio per questo mi auguro che nel 2018 si possa iniziare a lavorare su alcuni di questi temi per riportare in auge il sistema paese e garantire a tutti il maggior diritto alla mobilità”.