Hotel: il 20% dei 3 e 4 stelle italiani è “a rischio”
Lo ha raccontato durante il suo recente intervento al seguitissimo format online “20:21 il Turismo della Sera”, la vicepresidente dell’AICA, Associazione italiana Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo: “Questa valutazione si basa naturalmente molto sulla mia percezione della situazione, perché di stime adeguate ancora non ne abbiamo a disposizione. D’altronde essere operativi con un’occupazione che spesso non supera il 10% delle camere disponibili è soprattutto un costo, perché significa dover pagare bollette e dipendenti non in cassa integrazione. Molti lo fanno per una filosofia aziendale.
Però, una delle sfide più grandi che dovremo affrontare, una volta passata la pandemia, sarà proprio la questione del capitale umano. Tenere aperto significa infatti aiutare i collaboratori a conservare la loro professionalità, perché da questa dipende, nell’hotellerie, la qualità dei servizi offerti. Sono convinta poi che si ricomincerà soprattutto dal segmento leisure, mentre il mice farà più fatica. Sebbene io sia convinta che si tornerà senz’altro a fare conferenze dal vivo, perché il contatto personale rimane un fattore fondamentale delle relazioni umane. Magari, certo, si diffonderanno maggiormente le soluzioni ibride, con una parte di delegati in presenza e una parte online. Ma i meeting non scompariranno affatto”.
Federico Rossi